La Madre Terra: tutto ciò che proviene da essa è dotato di vita. Ci arriva come un dono prezioso. È generosa. Bisogna tributarle il dovuto rispetto. Ci attira a sé con la forza di gravità che regola la dinamica di ogni essere.
La Madre Terra è in attesa: da piccolo Mario Donnabella si incuriosiva quando sentiva parlare di donne in stato “interessante”. Essa protegge, nutre e genera anche sul suo pezzo di terra, nelle sue vigne: presto le si romperanno le acque con gocce di vita scappate dal nulla. E così nasceranno i suoi figli: due vini, il rosso Buxento e il bianco Kamaratòn.La Madre Terra: tutto ciò che proviene da essa è dotato di vita. Ci arriva come un dono prezioso. È generosa. Bisogna tributarle il dovuto rispetto. Ci attira a sé con la forza di gravità che regola la dinamica di ogni essere.
La Madre Terra è in attesa: da piccolo Mario Donnabella si incuriosiva quando sentiva parlare di donne in stato “interessante”. Essa protegge, nutre e genera anche sul suo pezzo di terra, nelle sue vigne: presto le si romperanno le acque con gocce di vita scappate dal nulla. E così nasceranno i suoi figli: due vini, il rosso Buxento e il bianco Kamaratòn.
In campagna Mario Dannabella importuna l’opera della Madre Terra il meno possibile. Le montagne tutte intorno, il movimento collinare del terreno, la flora e la fauna e l’escursione termica tra il giorno e la notte formano un microclima perfetto per la sua vita e vite. Come anche l’umidità naturale attivata dai piccoli bacini d’acqua artificiali, la brezza marina, il suolo ricco di humus, arenaria, argilla e calcare.
Quattro sono le sue vigne: Tempa d’Elia e Casino sono già produttive mentre per Facenna e Terra Rossa ci vorrà ancora qualche anno di pazienza e dedizione.
Raccoglie Aglianicone, Aglianico, Fiano, Santa Sofia e Mangiaguerra a mano, con cura. In una piccola cantina, posta nei locali sotterranei di un antico e semplice casolare di campagna detto il Casino del Cardinale, accoglie le uve e le prepara ad affrontare il mondo. Mario è nato al suo interno e qui viveva con la sua famiglia. Far nascere e crescere i suoi vini non è e non sarà facile. Lui si impegna per dare loro il meglio, ma saranno proprio loro a dover trovare la giusta strada, seguendo, ognuno, la propria personalità e sensibilità.
Il rosso Buxento dal nome della città Buxentum con il quale i romani chiamarono la città greca Pixunte, oggi Policastro, posta alla foce del fiume Bussento che con un taglio naturale risale e fende la terra cilentana. È un uvaggio di Aglianicone (90%) e Aglianico (10%): più saggio e riflessivo, sente tutta la responsabilità di essere il primogenito. Dopo la fermentazione in acciaio, attende e matura pazientemente per due anni in orci di creta sigillati. Il vino bianco Kamaratòn custodisce dentro di sé l’amore tra Fiano (50%) e Santa Sofia (50%) come anche tra la bellissima fanciulla Kamaratòn e Palinuro, il nocchiero di Enea. Secondo una leggenda locale Palinuro si innamorò di Kamaratòn, la quale non ricambiò il suo amore ed egli, disperato, la inseguì nel fondo del mare, morendo. Venere allora, sdegnata per la crudeltà di Kamaratòn, la trasformò in roccia, dando così il nome al borgo di Camerota, adiacente al villaggio di Palinuro. Kamaratòn e Palinuro vivranno, così, vicini per sempre.
Nel Buxento e in Kamaratòn vive tutto il mistero della Madre Terra cilentana: il sole, l’acqua dolce, il mare, la terra e le stelle.
La cantina. Il Casale del Cardinale. Le stanze dove sono nato e cresciuto. E dove adesso nascono e crescono i miei vini.