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La terra che gli ha lasciato suo padre è composta da pascoli, boschi, ulivi e vigneti.
Lui l’ha battezzata Silva Plantarium

Azienda

Mario Donnabella è nato qui. Proprio su
questa terra che si chiama Cilento, nel comune di Torre Orsaia
frazione Borgo Cerreto a circa trecento metri di altezza sul mare di Policastro.
Il monte Centaurino, che regna sulla sua terra, è parte della sua storia. Da sempre. Come i fiumi Bussento Mingardo, che chiudono la sua proprietà in un abbraccio forte: la terra governa l’acqua che zampilla dalle sue viscere. Si conoscono da sempre, lui e la sua terra. È legato ad essa, indissolubilmente. Parlano.

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Mario Donnabella

Non ci sono giorni uguali, c’è la vita che scorre. Lui invecchia e lei l’accompagna in questo tempo fatto di istanti e lunghe stagioni che si susseguono.

Ogni giorno fa del suo meglio per prendersene cura, per rispettarla, per scoprine irruzioni, meraviglie, silenzi, talvolta malumori e contraddizioni. È ecosostenibile, biologico e biodinamico, o meglio, un agricoltore che vuole proteggere l’ambiente e il futuro dei propri figli e nipoti, senza troppo disturbare. Lascia che la Natura agisca con i suoi tempi e le sue modalità e, nel frattempo, ascolta e impara. Suo padre faceva lo stesso. Da sempre.
I suoi maestri sono: Rudolf Steiner, Masanobu Fukuoka, Alex Podolinsky, Alex Shigo, Klaus Mattheck e Teruo Higa.
I suoi fratelli sono emigrati dall’altra parte del mondo come molte delle persone che, una a una, sono scomparse da questi luoghi in cerca di fortune lontane, lasciando vuoti fermi nel passato, riempiti, ora, da nuove generazioni e speranze.

Monte Centaurino

La terra che gli ha lasciato suo padre è composta da pascoli, boschi, ulivi e vigneti. Lui l’ha battezzata Silva Plantarium,

vivaio di piante da bosco, perché ha voluto restituirle ciò che le si toglie: coltiva in vivaio specie autoctone cilentane e di macchia mediterranea ad uso forestale, come il cerro, il leccio, le roverelle, l’orniello e l’olmo. E ancora arbusti quali il corbezzolo, il mirto, la ginestra, il lentisco ed altri ancora, presenze naturali e spontanee in questo territorio incontaminato. La chiamano biodiversità. Lui si ostina a chiamarla Natura. In tutte le stagioni si esprime, rivelando la sua vitalità. Nel freddo e nudo inverno come anche sotto un estivo sole giaguaro.
Possiede 6 ettari di ulivi divisi in piante secolari di cultivar Pisciottana e in nuovi impianti di Provenzana.
Appoggia spesso la mano aperta sui suoi ulivi secolari, dai quali, per il momento, produce olio solo per la sua famiglia. Ha bisogno di sentire la loro energia. Il vento, dolce o violento, penetra, talvolta, le loro chiome: seduto ai loro piedi per ripararsi dal sole in afose giornate estive, mangiando un pezzo di pane, noci e fichi, perde l’eco dei suoi pensieri nel silenzio rumoroso della sua terra, nel turbinio di vita fatto di cicale assordanti, fiori, gemme che si schiudono, insetti danzanti e aria profumata di salsedine.
Coltiva circa 4 ettari di vigneti di antiche cultivar cilentane, quasi scomparse: AglianiconeSanta Sofia e Mangiaguerra. Come anche Aglianico e Fiano. Nei vigneti non usa pesticidi, diserbanti o nutrimenti chimici che possano nuocere loro.

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Azienda Agricola

La mattina si sveglia e dalle sue finestre osserva la sua terra cogliendone gli indizi che durante la notte ha seminato, proprio per lui, pensa

Guarda in alto il profilo delle montagne che vigilano, maestose. Segue con lo sguardo le loro forme sinuose. Cerca delle differenze nei particolari rispetto al giorno prima: sono vere statue ricche di vita. Il loro manto verde pulisce il suo sguardo ed il suo pensiero. Esce poi andando incontro alla sua terra. La percorre passo dopo passo, senza mai stancarsene. Controlla preoccupato lo stato della qualità biologica della terra nell’uliveto e nel vigneto ma lo rassicurano le distese di avena selvatica, loietto, senape selvatica, dente di leone, cicoria, trifoglio bianco, cardo, veccia, erica, cisto, inula, sulla, rosa selvatica, rovo, asparago selvatico e borragine.
La sera, tornando a casa, si sente sereno. La notte, un buio profondo e silenzioso, avvolge la casa: le luci dell’abitato sono solo fioche e lontane lanterne nella notte. Spesso esce sul portico di casa, con la scusa di dover terminare un lavoro urgente, solo per fermarsi a guardare le stelle. Nelle notti serene, il cielo ne è carico.
I suoi figli camminano al suo fianco in questo percorso.

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